Via ai cantieri dell’economia circolare di Legambiente, la consapevolezza cresce. “In Italia scelte politiche non ancora all’altezza, ma imprese green eccellenti”

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    La IX edizione dell’EcoForum organizzato da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club è partita oggi è non ha tradito le aspettative: sono stati presentati i dati del sondaggio Ipsos “L’Italia e l’economia circolare” e quelli dello studio sulla raccolta differenziata. La certezza è che la consapevolezza sta crescendo tra i cittadini e le istituzioni. Il 70% degli intervistati crede nello sviluppo dell’economia circolare e nelle straordinarie potenzialità dell’energia ricavata da fonti rinnovabili, che sembrano essere l’unica strada per contrastare i rincari delle bollette. Qualche criticità è stata riscontrata nella raccolta differenziata, perché l’organico viene contaminato da altri tipi di rifiuti: funziona meglio il porta a porta. Il 2022 è l’anno dell’avvio dei cantieri dell’economia circolare in Italia. È necessario che vengano aggiornati i piani regionali per la gestione della raccolta dei rifiuti per cogliere le opportunità del PNRR.

    Le filiere virtuose che si possono avviare nella gestione, riciclo e recupero della materia potrebbero generare una ricca economia. Nel sondaggio (presentato da Luca Biamonte, direttore relazioni esterne e comunicazione Editoriale Nuova Ecologia, e da Andrea Alemanno responsabile ricerche e sostenibilità Ipsos) è emerso che i cittadini hanno le idee chiare sugli obiettivi da raggiungere: in primis chiusura delle aziende a rischio e inquinanti per puntare sul riciclo e sulle rinnovabili. “L’economia circolare – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è un settore cruciale per il Paese, in grado di creare investimenti, occupazione, economia sul territorio, e generare importanti benefici all’ambiente. Per questo è fondamentale che l’Italia acceleri il passo in questa direzione iniziando da quelle opere che servono per farla decollare. Il primo cantiere da avviare riguarda quello della rete impiantistica su cui oggi si registra una forte disparità tra il nord, dove è concentrata la maggioranza degli impianti, e il centro sud dove sono carenti. Per avvicinarsi all’obiettivo rifiuti zero a smaltimento servono mille nuove impianti di riciclo per rendere autosufficiente ogni provincia italiana, coinvolgendo nella fase autorizzativa i cittadini, le attività produttive e le istituzioni locali attraverso una fase di dibattito pubblico. E poi bisogna lavorare al meglio sull’ottimizzazione dei sistemi di raccolta, sui progetti faro che servono al Paese, semplificando gli iter autorizzativi, e sull’innalzamento qualitativo dei controlli ambientali pubblici in tutto il Paese”.

    È un Paese strano il nostro: con imprese eccellenti nell’economia circolare e scelte politiche in quel campo non all’altezza della sfida. Ad esempio abbiamo il sistema di raccolta della frazione organica dei rifiuti più avanzato e facciamo invece ancora fatica a superare il Nimby e il Nimto che ostacola realizzazione dei biodigestori indispensabili per trattarlo e produrre biometano e compost. Potremmo e dovremmo emanare i decreti end of waste che consentirebbero il riutilizzo della materia e invece troppo spesso gli amministratori locali pensano di imboccare scorciatoie negative e ricorrere all’incenerimento sprecando risorse. Occorre cambiare marcia e sostenere davvero quella parte del mondo imprenditoriale, pubblico e privato, in grado di cogliere appieno la sfida dell’innovazione” –  ha spiegato Francesco Ferrante Vicepresidente Kyoto Club