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Xylella, il paesaggio da ripristinare, i terreni da curare e la necessità di fare presto. L’avanzata al nord non si arresta

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SALENTO – Il paesaggio salentino è cambiato e non si può più tornare indietro. È il tempo di guardare al futuro pensando ai reimpianti che possano cancellare il ricordo delle immense distese di ulivi morti. Bisogna ripensare il paesaggio e cominciare a piantare nuovi alberi, che potrebbero essere anche gli olivi resistenti alla Xylella fastidiosa (leccino e favolosa), un batterio alieno perché importato dal centro America, agente della malattia denominata “Sindrome del Disseccamento Rapido dell’Olivo“. Il batterio colonizza i vasi legnosi (xylema) delle piante ospiti nei quali si moltiplica attivamente portando ad occlusioni che bloccano il flusso della linfa grezza, tranne per gli oliveti resistenti: abbiamo a disposizione due varietà che piano piano andranno a rimpiazzare le cultivar autoctone devastate per consentire alla Puglia di tornare ad essere il frantoio d’Italia. Il Salento ha bisogno di rinascere attraverso la cura dei terreni, con politiche che evitino l’abbandono e favoriscano i reimpianti capaci di far risorgere un paesaggio che è diventato spettrale in alcune aree.

Poi, ci sono pratiche imprescindibili da imporre a tutti: potatura ordinaria utile a ridurre la quantità di inoculo batterico potenziale, sfavorire il vettore e favorire la distribuzione di agrofarmaci: controllo delle erbe infestanti con lavorazioni superficiali su tutte le superfici agricole, extragricole ed in tutti i terreni incolti; aratura, fresatura o trinciatura (meno efficace). I terreni devono essere curati e monitorati. La Xylella si dirige al nord, come testimoniano gli esperti di “infoxylella.it”: “Il contatore del cruscotto del sito istituzionale Emergenza Xylella continua a muoversi aggiungendo, con altri quattro rapporti di prova, altri 11 ulivi infetti che portano il totale stagionale a 135. 3 piante vanno ad aggiungersi alle nove del focolaio scoperto pochi giorni fa in zona indenne, tra Polignano e Conversano: una di esse, ubicata alla latitudine Nord di 40,9849 gradi, segna il nuovo estremo nord dell’epidemia, ormai ad un passo dal 41mo parallelo. Sette ulivi vanno invece ad ampliare ulteriormente il focolaio fasanese di Lamalunga dove nell’ultimo aggiornamento avevamo segnalato che uno dei positivi sfiorava ormai l’adiacente zona cuscinetto del comune di Monopoli. Purtroppo uno dei sette campioni questa volta ha superato il confine e si posiziona in zona cuscinetto. Una delle conseguenze pratiche di questo sconfinamento è che non ci si limiterà più al semplice abbattimento delle piante infette ma, in adempimento del Regolamento UE n. 1201, nel caso della pianta ricadente in agro di Monopoli dovranno essere abbattute anche le piante delle specie sensibili presenti nel raggio di 50 metri. Infine l’ultimo degli undici positivi è stato ritrovato in zona di contenimento, in agro di Martina Franca ma ad un paio di chilometri ad est del centro abitato di Alberobello, sempre più interessato dalla presenza del batterio”. La ferita al paesaggio salentino deve essere sanata con urgenza, non si può attendere più. Tutta la Puglia deve pensare al suo futuro paesaggistico perché la “peste degli ulivi” va avanti.