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La campagna “Unfakenews” di Legambiente e “Nuova Ecologia” contro le bufale su ambiente e salute: la verità su inceneritori e animali in città

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La verità su inceneritori e invasioni di cinghiali in città possiamo conoscerla solo attraverso fonti autorevoli e indipendenti. Gli ambientalisti hanno deciso di fare chiarezza: nasce la campagna “Unfakenews” di Legambiente e “Nuova Ecologia” contro le bufale su ambiente e salute. Le fake news influenzano negativamente l’opinione pubblica e rendono il paese meno consapevole e meno sostenibile. Nella Capitale, dove l’amministrazione è alle prese con un’emergenza ambientale, il sindaco Roberto Gualtieri vuole costruire un nuovo inceneritore: si sceglie questa tecnologia impattante per la gestione dei rifiuti a discapito dell’economia circolare e della decarbonizzazione. “Un inceneritore è un impianto industriale di incenerimento dei rifiuti tramite combustione ad alta temperatura, con l’obiettivo di eliminarli o comunque di ridurne il volume” – spiegano gli esperti di Legambiente.

Ci sono vari tipi di inceneritori. La parola “termovalorizzatore” è oramai un sinonimo di “inceneritore”, ed è usata solo in Italia, per sottolinea il fatto che si produce anche energia elettrica (hanni delle turbine per produrla). In Europa, e nelle norme europee, si usa solo la parola “incinerator”

I DANNI 

“Nel processo di incenerimento di producono scorie, polveri e fumi, che vanno a loro volta trattati e/o smaltiti – spiegano gli esperti di Legambiente – In particolare, si producono ceneri per circa il 10% del volume e il 30% del peso, e polveri fini per circa il 4% del peso. Oltre ai prodotti associati al normale processo di combustione (come particolato, SO2, NOx e CO2), se ne trovano altri che possono comprendere sostanze tossiche come metalli pesanti e molecole organiche aromatiche (diossine e IPA). Studi epidemiologici rivelano bassa incidenza sull’aumento di tumori di vario tipo nella popolazione che vive nei pressi di impianti. È stato rilevato anche l’aumento della concentrazione di alcune sostanze pericolose (in particolare i metalli pesanti) nel terreno e nelle piante, che possono entrare nella catena alimentare tramite bioaccumulo. L’impatto più significativo però risulta quello delle emissioni di CO2, gas climaterante, che va a contribuire all’aumento globale delle temperature e alla crisi climatica in atto”.

 

Sulla base di queste considerazioni gli ambientalisti ritengono inopportuna la costruzione di un nuovo inceneritore. La strada giusta è quella dell’economia circolare: differenziare, riciclare, riutilizzare. I costi di gestione degli inceneritori sono destinati a lievitare, anche sulla base delle nuove normative europee. Dunque, non conviene puntare su questi “mostri ecologici”, nemmeno sul piano economico. Inoltre, ci sono studi che dimostrano un aumento dei tumori delle popolazioni che abitano in prossimità degli inceneritori. 

SEMPRE PIÙ ANIMALI SELVATICI IN CITTÀ 

Tra le domande a cui rispondono gli ambientalisti ci sono quelle di strettissima attualità come l’invasione degli animali selvatici nelle nostre città. Si è parlato tantissimo dei cinghiali a Roma. È sempre colpa degli uomini, che alterano gli equilibri dell’ambiente circostante. “Il fenomeno dell’urbanizzazione è in crescita in tutto il mondo: negli ultimi 50 anni la popolazione umana che vive nelle aree urbane è aumentata da circa 1 a 4 miliardi di persone – spiega Legambiente – Le stime indicano che nel 2050 circa 7 miliardi di persone nel mondo vivranno nei centri urbani, e questo poterà nuove sfide da affrontare e la necessità di gestire meglio la coesistenza tra ambiente urbano e natura”. A questo si aggiungono fenomeni come l’aumento esponenziale dei rifiuti che attira gli animali dalla campagna. Il fenomeno degli animali selvatici in città espone a vari rischi per la sicurezza e anche per la salute, perché abbiamo imparato che i virus possono fare velocemente i salti di specie.

“Per ridurre quindi l’avventurarsi di animali selvatici e gli spiacevoli incontri con l’uomo, la soluzione non è pensare di allontanare tutti gli esemplari, cacciarli, o creare barriere intorno ai centri abitati, ma ridurre le cause che li attirano nei nostri centri, a partire da azioni come la corretta gestione dei rifiuti urbani e il divieto di dare loro da mangiare – sottolineano gli ambientalisti sul sito di Legambiente – 

Molto spesso i cassonetti per la raccolta dei rifiuti non sono a prova di animali selvatici, che riescono quindi a prelevarne il contenuto. A volte o in aggiunta a questo, capita anche che gli scarti alimentari vengano abbandonati anche per strada, rendendo ancora più semplice la ricerca di cibo per questi esemplari. Questo è un forte richiamo per le specie che si avvicinano alle aree urbane dalle zone naturali e agricole circostanti. Dar da mangiare agli animali selvatici, invece, è espressamente vietato dalla legge 221/2015 e, in alcune città come Roma, vigono specifiche ordinanze che vietano la distribuzione di alimenti a questi, come ad altri animali (colombi, gabbiani, eccetera)”.