Siccità, Legambiente chiede una gestione sostenibile e circolare dell’acqua: basta infrastrutture colabrodo

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    LOMBARDIA/PIEMONTE  – È scattato l’allarme al nord, il livello del Po è 3 metri sotto quello abituale, la neve sulle Alpi è esaurita, le temperature sono più alte e la richiesta d’acqua è destinata ad aumentare. In molti Comuni è già scattato un piano per il razionamento dell’acqua: si tratta di alcune comunità piemontesi e della bergamasca. I fiumi si stanno prosciugando. Le ricadute sul sistema agricolo sono pesantissime. L’Osservatorio sulla siccità torna a riunirsi il 21 giugno per affrontare la peggiore siccità degli ultimi 70 anni. La desertificazione sta avanzando. Eppure, Legambiente ci aveva avvertiti. Sono anni che gli ambientalisti insistono sulla necessità  di cambiare il sistema di distribuzione dell’acqua passando a quello a chiamata, garantendo agli agricoltori di averla quando ne hanno bisogno e non di farla scorrere a prescindere. Basta tubi colabrodo e sprechi. Bisogna mettere in campo una grande azione di rilancio della gestione dell’acqua, partendo dalle infrastrutture per diminuire le perdite della rete irrigua. I disastri del passato, con la cementificazione della rete primaria, ancora pesano. Legambiente suggerisce di accumulare acqua in primis a livello di singola azienda o interaziendale, in modo di sfruttare l’acqua che scorre nei canali anche quando non si irriga.

    Tra gli interventi che si potrebbero realizzare per razionalizzare la risorsa sarebbe quello di realizzare accumuli semi naturali nella fascia di alta pianura sfruttando i piccoli bacini idrografici  per trasformarli in laghi naturali sull’esempio del Lago della Bosella in Comune di Vigolzone. Tra le proposte anche la trasformazione delle cave già autorizzate o da realizzare in prossimità della rete irrigua in bacini di accumulo, da ricaricare nel periodo primaverile, per poi restituirle ai campi. C’è anche l’idea di utilizzare le acque dei depuratori urbani che possono mettere a disposizione milioni di m³ (3 milioni solo a Piacenza) come con il sistema ReQpro di Reggio Emilia. Si possono immettere nella rete dei canali gli scarichi delle principali aziende di trasformazione dei prodotti agricoli, anche qui milioni di metri cubi di acqua. “Per una gestione equa, razionale e sostenibile della risorsa idrica serve un approccio circolare – spiegano i responsabili nazionali di Legambiente – Sono diversi gli interventi da mettere in campo insieme ai piani di adattamento al clima, a più risorse su priorità ben definite e replicando le buone pratiche in atto sul territorio. L’Italia, inoltre, è in prima in Europa per prelievi di acqua a uso potabile con oltre nove miliardi di metri cubi all’anno l’Italia, ha una rete di distribuzione obsoleta e con forti perdite idriche e non ha ancora messo a sistema il riutilizzo delle acque reflue depurate. Grande tallone d’Achille è l’ormai cronica emergenza depurativa. Quattro, ad oggi, le procedure di infrazione a carico dell’Italia, due delle quali già sfociate in condanna e che costano al Paese 60 milioni di euro all’anno.  E poi ci sono i due milioni di italiani residenti in 379 comuni non hanno le fognature o il servizio pubblico di depurazione”. Il riutilizzo delle acque reflue e l’uso di depuratori all’avanguardia è una prima risposta a questa emergenza: un “uso circolare” dell’acqua salverebbe la nostra agricoltura.