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L’antropizzazione selvaggia degli anni scorsi ha lasciato numerosi sfregi. Rigenerare città e coste con la natura

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Uno scorcio di Monte Isola, visto dalla provincia di Bergamo

Quando si pensa agli sfregi paesaggistici, ambientali, con relativi danni alla salute collettiva, la mente non può che andare all’ILVA, quel mostro sul mare tarantino, a Cerano, che ora torna a carbone, ma anche al cementificio che sorge di fronte alla meravigliosa Monte Isola (nella foto di copertina ndr), tra la provincia bergamasca e quella bresciana. Nei decenni passati sono stati fatti tanti errori e adesso quell’eredità devasta il nostro orizzonte. La cementificazione continua ancora oggi: cancelliamo campagne e biodiversità per far sorgere “quartieri dormitorio” con pochissimo verde. Abbiamo sbancato dune per sostituirle con colate di cemento e appartamenti obbrobriosi in riva al mare. La Puglia ha il record della centificazione selvaggia. Il vero far west in questo campo si è verificato a cavallo tra gli anni ‘60 e i ‘90. Un trentennio di scempi e sfregi al paesaggio quasi tutto completamente impuniti. Oggi abbiamo frazioni di città prive di sistema fognario proprio perché sono nate abusivamente.
Le scelte scellerate di politica industriale e l’abusivismo domestico ci hanno consegnato sfregi al paesaggio difficilmente riparabili. Oggi, però, possiamo tendere al bello e “rinaturalizzare” le nostre città.

RIGENERARE LA CITTÀ CON LA NATURA

La strada è segnata anche nelle grandi metropoli: bisogna trovare lo spazio per far ritornare la natura protagonista. Non è necessario trasformare tutti i palazzi in “boschi verticali”, anche se non sarebbe male: basta recuperare spazi verdi, cancellando l’inutile cemento abbandonato che popola le nostre città.  Trasformare vecchi capannoni abbandonati i nuovi parchi verdi attrezzati. Occorre utilizzare il verde urbano per generare benessere e favorire l’esercizio fisico. Nella Costa Sud di Bari si sta già percorrendo la strada della rinaturalizzazione di ruderi poco fruibili. È stato dato il via libera alla riqualificazione naturalistica della fascia litoranea, con interventi di piantumazione, nuova rete di percorsi misti ciclopedonali e riprofilazione e parziale ridisegno del tracciato della strada è ormai realtà per i baresi. Nel “Parco Valenzano” sono previsti un settore di “rinaturalizzazione dell’alveo della Lama Valenzano ed un settore di realizzazione del parco agricolo reticolare”, la  realizzazione di un parco agricolo reticolare, con creazione di una “rete di spazi aperti ad uso pubblico all’interno di zone destinate ad orticoltura” e il “Parco Bellavista”, con la completa riqualificazione dell’area occupata dal centro sportivo Bellavista e l’estensione delle attrezzature sportive.

Sono partiti gli espropri: il progetto ammonta a 75 milioni di euro (aggiudicazione delle opere entro il 2023, e conclusione dei lavori prevista nel 2026).  Ci sono tantissimi posti in Italia che necessitano di interventi di questo tipo. Nelle marine leccesi, ad esempio, esiste una lunga parte di litorale (oggi spiaggia libera) abbandonata con vecchie cabine in pietra e varie costruzioni crollanti che contribuiscono a dipingere un paesaggio simile a quello bombardato di Beirut. Una riqualificazione verde di quelle zone contribuirebbe a rendere migliore e più bello il mondo in cui viviamo.