Italia dipendente dalla Russia anche per i fertilizzanti: la svolta dei concimi “green” e il biometano dagli scarti agricoli

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    L’aumento incontrollato delle materie prime è dovuto a una serie di fattori tra cui anche l’incapacità della politica italiana di dare risposte innovative in campo energetico e in campo agricolo. La guerra in Ucraina ci ha risvegliati da un lungo sonno: abbiamo scoperto di essere dipendenti in tutto dagli altri stati, persino per quanto riguarda i fertilizzanti, che acquistiamo dalla Russia. Ma com’è possibile che un prodotto che possiamo produrre autonomamente lo andiamo a comprare da un’autocrazia? Ce lo spiega al telefono il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino: “L’aumento dei fertilizzanti è preoccupante: i concimi azotati sono passati da 30 euro a oltre 100 euro. Li importiamo dalla Russia per coltivare grano. Questi fertilizzanti vengono da lì soprattutto. Il grano e in mano ai commercianti, non agli agricoltori. Non siamo autonomi sui fertilizzanti: ora si sta pensando di recuperare utilizzando i fanghi del biodigestato. Dagli scarti degli allevamenti della pianura Padana si potrebbero ricavare fertilizzanti, ma ci vuole troppo tempo per organizzarsi e noi abbiamo bisogno di risposte urgenti. Il governo ci ha riconosciuto la riduzione delle accise, la ristrutturazione del debito delle aziende agricole in difficoltà e altro. Ma sappiamo che non basterà”.

    Il problema delle materie prime è difficile da risolvere perché riguarda il mercato mondiale. Adesso si studiano interventi statali per salvare le imprese agricole prima che si verifichi un’altra débâcle, dopo la tragedia pandemica. “Il rischio è di seminare con prezzi alti e andare sul mercato con prezzi stracciati – spiega il presidente CIA al telefono – Avevamo proposto al governo sistemi di compensazione, perché i prezzi non possono essere bloccati”.

    CONCIMI GREEN E BIOMETANO DAGLI SCARTI AGRICOLI

    Come diventare un po’ più autonomi sul campo energetico e dei concimi? La soluzione ce la suggeriscono alcune aziende che utilizzano impianti a biometano di sette ettari, con scarti di agricoltura per produrre il gas e venderlo. Dopo la ‘digestione’ degli scarti, resta il cosiddetto digestato, che è un ottimo concime organico. In pratica, l’intero ciclo di lavorazione è un esempio di economia circolare, che però l’Italia non riesce ancora ad attuare su larga scala. Il presidente nazionale CIA ci spiega che siamo in ritardo, ma è meglio tardi che mai! La carenza dei fertilizzanti e la triplicazione dei prezzi si può risolvere, dando contemporaneamente una risposta all’esigenza di autonomia energetica. La guerra in Ucraina ci ha risvegliati da un lungo sonno, adesso bisogna rimboccarsi le maniche.