Grana Padano, mille anni di storia per un prodotto capace di coniugare tradizione, qualità e sostenibilità

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    MILANO – La parola d’ordine per i grandi brand del made in Italy è sostenibilità. Con la guerra in Ucraina che incancrenisce il fronte della crisi energetica, bisogna partire dalla riduzione dei consumi. Il Consorzio Grana Padano promuove da anni progetti di ricerca finalizzati a individuare metodi e tecnologie per ridurne il consumo in tutte le fasi della filiera produttiva, dall’allevamento per la produzione di latte, alla trasformazione e stagionatura del formaggio sino al confezionamento del prodotto finito. Il formaggio grana della pianura padana ha quasi mille anni di storia, i primi a produrlo furono i monaci (lo chiamarono “caseus vetus”: formaggio vecchio): oggi è il formaggio DOP più venduto al mondo, con quasi 5 milioni di forme prodotte. È nell’abbazia di Chiaravalle,  fondata tra il 1134 e il 1135, alle porte di Milano, che nasce il Consorzio più antico del Grana Padano.  Il latte non può subire alcun trattamento fisico, meccanico o termico, che ne modifichi lo status di latte crudo naturale.

    C’è un rigido disciplinare per la produzione del grana Padano e ora si accelera sulla sostenibilità. In campo c’è progetto LIFE TTGG – The Tough Get Going, frutto della collaborazione con il Politecnico di Milano e l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che punta a fornire alla filiera del Grana Padano Dop un set strategico per ottimizzare le prestazioni ambientali ed economiche mediante proposte di efficientamento energetico e diminuzione degli sprechi. Si punta sulle prestazioni ambientali ed economiche dei soggetti coinvolti (aziende agricole, caseifici e produttori di imballaggi). Il Consorzio già da anni lavora sull’efficientamento energetico dei suoi caseifici, su allevamenti che rispettano gli animali e su una produzione attenta all’impatto ambientale. Tradizione, qualità e sostenibilità vanno ormai a braccetto anche nel mondo dei prodotti caseari.