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Eolico off-shore, energia pulita col minor impatto possibile. Legambiente sui progetti pugliesi: “Prima studio di fattibilità”

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PUGLIA – L’Italia vuole dare un’accelerata sulla transizione energetica: bisogna riempire i tetti con il fotovoltaico, puntare sull’efficientamento, sulle fonti rinnovabili, sul sole, sul vento e sull’acqua. Nascono i primi parchi eolici galleggianti. Sembra che la Puglia possa diventare uno degli avamposti per i parchi eolici marini. A breve sarà completato nelle acque di Taranto il primo parco eolico offshore italiano e del Mediterraneo: è stata completata l’installazione della prima turbina di Beleolico. Si tratta di un investimento da 80 milioni di euro per circa 131mila metri quadrati di area marina. I parchi eolici sono costruiti sulla superficie dell’acqua e attraverso il vento producono tanta energia. L’Europa punta all’indipendenza energetica e all’abbandono definitivo delle fonti fossili, inquinanti e cancerogene. Anche il Salento potrebbe accogliere questo tipo di infrastruttura energetica: è stato presentato presso il Ministero per la Transizione Ecologica il progetto preliminare per un impianto eolico off shore da localizzare nello specchio del mare Adriatico tra Santa Cesaria Terme e Santa Maria di Leuca che dal 10 febbraio all’11 aprile è sottoposto alla fase di scoping (termine che indica la verifica preliminare ndr) propedeutica alla valutazione di impatto ambientale.

Odra energia sta giocando le sue carte richiamando il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) ed il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per documentare il contesto pianificatorio nel quale inserire il progetto e definirlo di interesse strategico. Il dibattito pubblico è inevitabile e tanti sindaci hanno manifestato perplessità. La struttura salentina potrà produrre annualmente circa 4 terawattora (TWh) di energia, pari al consumo di oltre un milione di utenze domestiche. Questo consentirà di evitare l’emissione in atmosfera di oltre 2 milioni di tonnellate di anidride carbonica l’anno. In mare saranno posizionate 90 turbine eoliche galleggianti per una capacità massima installata prevista pari a circa 1,3 GW. La distanza delle pala dalla costa varierà da 12,8 chilometri a 24 chilometri.

Ancora una volta Legambiente prova a fare chiarezza, perché se è vero che dobbiamo accelerare sulle fonti di energia non inquinati, dobbiamo tenere presente anche il fondamentale interesse della tutela del paesaggio e la necessità di non alterare l’ecosistema marino. Insomma, grande apertura degli ambientalisti, ma con le cautele necessarie: bisogna vederci chiaro, fare degli studi propedeutici che chiariscano bene l’impatto ambientale.

“La fase di scoping si apre su un progetto preliminare che non si fonda sullo studio di fattibilità che Legambiente, più volte, ha chiesto e giudica ineludibile e preliminare nel confronto con la società proponente e in posizioni pubblicamente assunte – chiariscono da Legambiente – Uno studio di fattibilità concerne scenari diversi, opzioni impiantistiche principali e connesse, siti di insediamento diversi, impatti diretti ed indiretti diversi da sottoporre a studi geognostici, anemometrici, mareometrici e delle correnti marine, sulle interferenze sulla navigazione, e sulla presenza o il transito di specie animali ed infine sull’attraversamento di praterie di posidonia sul coralligeno e sul SIC mare presenti”.

 

Nel progetto preliminare si parla di un unico sito occupato da 90 aerogeneratori alti 268 metri, i primi dei quali distanti dalla linea di costa 12,5 Km e sull’unico sito sono stati raccolti pareri senza uno studio di fattibilità di alternative possibili e senza quindi la possibilità di esaminare, diverse opzioni e relative criticità o alternative plausibili in merito alla potenza dell’impianto (1.350 MW), al numero, alla dislocazione degli aerogeneratori e conseguentemente all’occupazione di diverse aree con specifici cavidotti ed approdi da analizzare.

“Lo studio di fattibilità dovrebbe contenere, in rapporto alle diverse opzioni, la valutazione degli impatti paesaggistici e del cono visivo così come definiti nel DM del 2010 e nelle normative e pianificazioni conseguenti, ivi incluso il piano paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) della Puglia. – dichiara Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia – Si chiede quindi di sospendere la fase di scoping e di riaprirla sulla base della presentazione di uno studio di fattibilità che contenga le diverse opzioni richiamate e consenta di sottoporre a giudizio di compatibilità ambientale la soluzione, frutto del confronto tecnico e soprattutto partecipato attuato in tale fase”. Dunque, viva l’energia pulita, ma solo se un determinato progetto risulta compatibile sul piano paesaggistico e ambientale. I parchi eolici off-shore devono sorgere in modo da attutire al massimo l’impatto sul paesaggio. Le soluzioni ci sono e Legambiente, ancora una volta, suggerisce la strada migliore per non sfregiare la natura.