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Le abitazioni a impatto zero, che dall’Europa del nord si diffondono anche in Italia: dalla bioarchitettura del “Bosco Verticale” alle “case passive”

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Già da qualche anno in Olanda si sono sviluppate delle autentiche comunità di “Earthships”, cioè “navi terrestri”. Si tratta di “case passive” a impatto zero, completamente autonome, come un veliero in mezzo al mare. Questa nuova frontiera dell’architettura sta conquistando anche l’Italia. Si tratta di un modello abitativo che nasce negli USA negli anni ‘70: l’ideatore è il noto architetto Michael Reynolds, capace di combinare le nuove tecnologie energetiche moderne e le antiche e più semplici strutture. Le case passive di basano sull’isolamento dall’ambiente esterno. Ogni parte della casa è collegata con le altre per sfruttare gli elementi atmosferici e ottenere un’autosufficienza totale. La facciata a sud dell’abitazione è in vetro per ottenere più luce e calore d’inverno. Nelle pareti esterne viene utilizzata la terra, che funge da massa termica per mantenere una temperatura bassa d’estate. Un sistema impeccabile che consente di mantenere una temperatura media di 15° usando un riscaldamento minimo d’inverno, generalmente fornito dai pannelli solari e aiutato da stufe in ceramica. Nelle Earthships tutti i materiali edilizi sono riciclati e recuperati a chilometro zero. Sono utilissimi persino gli pneumatici di automobili riciclati che raccolgono il calore, riempiti e ricoperti di cob (mistura di terra argillosa e paglia che agisce da isolante). In una casa passiva non si spreca nulla: l’acqua piovana viene recuperata, depurata e riutilizzata.

Nei servizi igienici non si usa acqua potabile e le feci vengono compostate e riutilizzate per concimare l’orto. La bioarchitettura si è già fatta strada agli inizi del 2000 in Italia, il più famoso esempio è l’iconico “Bosco verticale” costruito da Boeri a Milano, ma con le “case passive” si fa un ulteriore passo in avanti. Con la crisi energetica che ha travolto famiglie e imprese italiane, tornano alla ribalta le abitazioni a impatto zero, costruite con materiali riciclati. L’unico problema è che costano di più delle case normali, ma poi l’investimento si può recuperare agevolmente. Le “case passive” hanno un elevatissimo livello di comfort, una capacità di insonorizzazione unica e l’aria più pulita, anche per via del verde collocato all’interno e all’esterno. L’edilizia italiana si sta specializzando: nelle abitazioni si punta su finestre a taglio termico a doppia e tripla lastra con telai ad elevato isolamento termico, ombreggiamento studiato, isolamento termico sempre più efficiente, costruzione priva di ponti termici, involucro a tenuta all’aria, impianto di ventilazione interna con elevato recupero di calore e bypass estivo. Con una casa passiva il risparmio è del 90% delle utenze e vengono eliminati tutti gli sprechi: una nuova sfida per l’edilizia italiana.