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Campagne e polmoni verdi minacciati dagli incendi: stop ai terreni incolti e alle sterpaglie sulle strade. Le 10 “domande di fuoco” alle istituzioni

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I danni prodotti da un piccolo incendio a Gallipoli

Come ogni anno gli incendi minacciano i polmoni verdi più belli d’Italia, ma anche nelle zone abitate si continua a notare troppa incuria: sterpaglie, terra non arata quando arriva il caldo, erbacce secche sui cigli delle strade, dove basta un irresponsabile che butta una sigaretta e tutto prende fuoco creando enormi problemi alla viabilità, come succede sulla Lecce – Gallipoli. È tempo di responsabilizzare tutti i proprietari terrieri, ma anche comuni e ANAS (il verde sulle strade non può essere trascurato per questione di sicurezza): stop ad alberi secchi, non potati e abbandonati, stop a terreni non arati a dovere d’estate. Le Prefetture di tutta Italia si stanno muovendo per dare la caccia ai piromani, ma anche ai proprietari che non mettono in sicurezza i propri fondi.

Erba secca sul ciglio della strada sulla Lecce – Gallipoli

In Puglia, a un anno esatto dalla mobilitazione in cui, in piena emergenza incendi, si chiedeva alle Istituzioni e alle forze dell’ordine, un Piano straordinario di rigenerazione ecologica e paesaggistica – la terra pugliese continua ad essere sotto assedio, brucia ancora e ancora. La società civile, che nell’estate 2021 ha chiesto ascolto raccogliendo 40mila firme con la petizione lanciata su change.org, torna a interrogare gli organi di Governo con 10 domande “di fuoco” per chiedere conto dello stato attuale delle cose, in un’estate 2022 rovente che vede rinnovarsi, immutata, la stessa condizione di emergenza dell’estate scorsa.
 
Il Comitato “Salviamo gli ulivi del Salento“-Coordinamento di rete del Terzo Settore per la rigenerazione agro-ambientale del Salento torna all’attacco. La foto di copertina ritrae un incendio degli ultimi giorni sono (è stata concessa gentilmente da Veronica Andrea Saucheli e Valentina Borgato). Il programma Copernicus rappresenta il caposaldo dell’impegno dell’Unione Europea per il monitoraggio della Terra e dei suoi ecosistemi, garantendo al tempo stesso ai cittadini europei preparazione e protezione in caso di crisi e catastrofi naturali o antropiche. Copernicus produce e mette a disposizione dei cittadini, dei governi e autorità pubbliche, del mondo della ricerca e dell’impresa un’enorme quantità di informazioni sul nostro pianeta, in modo completo, aperto e gratuito: i suoi grafici ci dicono che dal 2020 gli incendi sono aumentati.
LE 10 “DOMANDE DI FUOCO” DEL COMITATO SALVIAMO GLI ULIVI DEL SALENTO: 
1) PERCHÉ BRUCIANO GLI ULIVI (E NON SOLO)?

Dopo tre stagioni estive roventi, perché non si è ancora indagato sulle cause reali del ricorso esponenziale al fuoco nei terreni agricoli, con l’intento di prevenirne la genesi e contenerle con adeguati provvedimenti istituzionali?

2) COSA È ‘VERDE’ IN SALENTO?

Viviamo un paradosso. L’Area Boschiva del Salento copre il 3,8% del territorio, costituita da piccoli boschi misti, pinete e macchia mediterranea che come una sottile fascia verde lambisce la costa (vedi mappa n. 2). Tutto l’entroterra, invece, è occupato dall’Area Olivetata che copre il 40,5% del territorio (vedi mappa 3). Dunque la maggior percentuale del ‘verde’ in Salento – che produce ossigeno, fa ombra ai terreni in corso di desertificazione e ospita la fauna – è (era) costituita dagli uliveti, veri e propri boschi per circa 84 mila ettari. Le Aree Olivetate sono caratterizzate anche dai cosiddetti ‘margini’ – zone di macchia, filari di querce ed altre specie – che costituiscono vere e proprie riserve per la rinaturalizzazione. Quando un uliveto va in fiamme ad andare distrutte sono anche quelle riserve di biodiversità rappresentate dai ‘margini’.

Perché, malgrado queste proporzioni, le Aree Olivetate (‘margini’ inclusi) non rientrano nel Piano Forestale, non sono considerate alla stregua delle Aree Boschive?

3) PERCHÉ LA DISTINZIONE TRA ‘INCENDI AGRICOLI’ E ‘INCENDI BOSCHIVI’?

Si tratta di una distinzione fuorviante per quel che riguarda il Salento in fiamme, poiché la quasi totalità degli incendi degli ultimi anni riguarda le aree agricole/olivetate (40% del territorio) e molto meno le aree boschive (3,8% del territorio). La legislazione in materia – alla base dei Piani annuali antincendio – è focalizzata sugli ‘incendi boschivi’, con la recente introduzione dell’articolo 423-bis che prevede il reato specifico di “Incendio boschivo”. Sul piano pratico ciò comporta una differenza di mezzi messi a disposizione per i due tipi di incendi. Ad esempio, l’utilizzo dei canadair è previsto solo per le aree boschive ma non per gli uliveti, tranne se si ravvisa pericolo per persone o abitazioni.

Perché se bruciano 6 ettari di uliveto i VVFF non possono usare i canadair, così come accade se brucia  mezzo ettaro di bosco/pineta/macchia?

Perché bruciare un uliveto non è un reato perseguibile tanto quanto bruciare un bosco?

4) PERCHÉ IL SALENTO SI STA DESERTIFICANDO?

Il Salento non ha boschi. Gli interventi pubblici di rimboschimento sono sostanzialmente fermi agli anni ’80, con una riduzione generalizzata negli ultimi 30 anni, come evidenziato da una recente ricerca dell’Università di Bari (Mairota, 2012). Non si è mai pensato di proteggere i rari boschi esistenti, né di costituirne di nuovi, per contribuire a ricreare un’infrastruttura vegetale garante della biodiversità e della quantità di vegetazione necessaria ed essenziale per la sopravvivenza della specie animale e umana.

Perché nel corso degli ultimi decenni non si sono attuati programmi di rimboschimento, al di là della sostituzione di cultivar agricole?

Perché, pur conoscendo la desertificazione in corso nel Salento a causa del disseccamento degli ulivi, non si è attivato un piano di ricostruzione della superficie arborea salentina per contrastare il deficit di ossigeno incombente?

5) PERCHÉ ANCHE I VVFF SONO LASCIATI SOLI? 

I VVFF e la Protezione Civile a tutt’oggi lamentano la mancanza di mezzi e personale per la gestione degli incendi.

Perché, nonostante l’aumento esponenziale delle chiamate di intervento, non si è lavorato per incrementare mezzi e personale e non si è fatta opera di prevenzione e comunicazione a livello capillare?

6) PERCHÉ IL SILENZIO GENERALE DI POLITICA E ISTITUZIONI SUL FUOCO E SULL’ABBANDONO?

Pur potendo ampiamente prevedere l’incombente desertificazione a causa del disseccamento degli ulivi, negli ultimi anni non si è lavorato con sufficiente tempestività e forza né per contrastare l’abbandono delle terre, né per prevenire l’insorgere dell’emergenza incendi. 

7) CI CONDANNATE A UNA LENTA ASFISSIA?

Siamo continuamente esposti ai fumi che si sviluppano dalla combustione di ettari di terreno e oliveti (disseccati e non), che sono lasciati bruciare fino a consumarsi, spesso insieme ai rifiuti abbandonati nelle campagne, con conseguenze nefaste per la salute dell’aria e delle nostre vie respiratorie, sia in aree rurali che cittadine.

8) PIANTIAMO ALBERI O PALE EOLICHE E PANNELLI FOTOVOLTAICI?

Non si è a conoscenza di Piani di ricostruzione della superficie arborea, ma sono noti i progetti di impianti di fotovoltaico/eolico in corso di autorizzazione per le province di Lecce e Brindisi. Poco più di 100 progetti per un totale di oltre 2.500 MW.  Per farsi un’idea della portata, basta pensare che la centrale Enel di Cerano ha una capacità di 2.640 MW.

È questa l’idea delle Istituzioni, una ‘Cerano diffusa’? 

Quali provvedimenti istituzionali sono stati presi per contrastare il rischio di interventi speculativi sui terreni olivicoli abbandonati o percorsi dal fuoco?

Quali quelli volti a tutelare la vocazione rurale del territorio salentino?

Come si intende contrastare il consumo del suolo, per cui la provincia di Lecce è tra i primi posti in Italia?

9) VERSO UNA NUOVA RIFORMA AGRARIA?

L’80% della terra salentina è nelle mani di piccoli proprietari, esclusi da qualsiasi incentivo perché non inquadrati come aziende agricole o coltivatori diretti.

Perché le misure economiche varate dalla Regione sono dirette a salvare solo il 20% dell’area agricola (e verde) del Salento?

Quali sono le azioni per tutelare la maggioranza della proprietà terriera, eventualmente coinvolgibile in una vasta opera di ricostruzione e tutela?

10) ESISTE UN ‘PROBLEMA ACQUA’ NELL’AGENDA POLITICA REGIONALE?

Il processo di desertificazione, in corso da oltre 20 anni – come già evidenziato alla fine degli anni ’90 dagli studi di Unisalento – sta galoppando in modo inesorabile. Ad aggravare il processo, si sono aggiunti altri fattori, come la perdita delle chiome di milioni di ulivi necessarie a dare ombra ai terreni e, soprattutto, come ogni forma di vegetazione arborea, fondamentali per il mantenimento del tasso di umidità e la creazione di microclimi favorevoli alla creazione delle piogge; l’esaurimento delle falde acquifere, con la pesca di acqua salata dai pozzi per l’irrigazione dei campi; l’autorizzazione continuativa di piscine private; l’incentivo a piantare cultivar con altissimo fabbisogno idrico a sostituzione degli ulivi disseccati, come la Favolosa F17 (come denunciato da tempo da Coldiretti).

Ancora una volta, quali sono i piani di ricostruzione arborea, al di là dei reimpianti a finalità agricola?

Quali sono i piani di riutilizzo delle acque bianche?