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La crescita dell’agricoltura biologica e dei consumi bio. Un graduale passaggio verso l’eliminazione dei prodotti trattati con derivati del petrolio

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L’agricoltura prova a ad essere sempre più green per quanto riguarda il risparmio energetico e la buona gestione dei rifiuti, ma ancora deve fare molta strada nelle “pratiche di rinaturalizzazione della produzione”. L’agricoltura industriale, infatti, lavora sulla quantità: controlla estensioni agricole per miliardi di ettari che vengono trattate con pesticidi e altri composti derivati del petrolio. “Gran parte di questa terra non viene coltivata per l’alimentazione umana ma fondamentalmente per produrre mais e soia per il bestiame allevato in batteria – spiegano i responsabili AIAB (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) – L’agricoltura moderna e le politiche di mercato sui beni di largo consumo stanno portando all’esaurimento delle risorse naturali, alla distruzione della variabilità genetica della vegetazione spontanea e della fauna, ad un aumento del fabbisogno energetico e di emissioni tossiche, con effetti ben visibili sul clima e sull’ambiente e sulle comunità rurali”.

La soluzione, secondo gli ambientalisti, si chiama “agricoltura biologica”: un metodo di coltivazione e di allevamento che ammette solo l’impiego di sostanze naturali, presenti cioè in natura, escludendo l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica (concimi, diserbanti, insetticidi). Stiamo parlando di un modello di produzione che si sta diffondendo rapidamente in Italia e che consente di evitare lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, in particolare del suolo, dell’acqua e dell’aria, utilizzando invece tali risorse all’interno di un modello di sviluppo che possa durare nel tempo. Sono cresciute dell’8% le aziende convertite in bio e aumentano sempre di più gli acquisti di prodotti biologici (+20%). Secondo una ricerca dell’Università di Oxford, su JAE, l’agricoltura biologica ha favorito il 34% di biodiversità.

GLI INVESTIMENTI PUBBLICI

Gli incentivi ci sono, anche se manca una vera e propria spinta governativa verso la conversione biologica. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della revisione del “Fondo per la competitività delle filiere”, vengono stanziati ulteriori 30 milioni di euro per il prossimo triennio per i comparti del mais, delle proteine vegetali (legumi e soia), delle carni ovine e del latte bufalino. Il Fondo Filiere, previsto dalla Legge di Bilancio 2020, favorisce la competitività del settore agricolo e agroalimentare, lo sviluppo e gli investimenti delle filiere, valorizza i contratti di filiera nel comparto maidicolo e delle proteine vegetali, sostiene e destagionalizza nella filiera ovina la produzione, la trasformazione e la commercializzazione di carni ovine nonché sostiene e valorizza la filiera del latte bufalino in conseguenza della diffusione del Covid-19.

ALLEVAMENTO BIOLOGICO

Salgono anche le quotazioni degli allevamenti biologici: il consumatore è più attento. Le galline ovaiole non assumono alcun alimento contenente composti chimici e non vengono sottoposte ad alcun trattamento antibiotico preventivo; solo in caso di effettiva necessità le galline vengono sottoposte a trattamenti fitoterapici e/o omeopatici.
Il fabbisogno di energia dell’azienda viene fornito da pannelli solari installati sulle strutture destinate al ricovero delle galline, evitando l’impatto con il paesaggio, e sempre in azienda avviene la selezione, il confezionamento e la distribuzione delle uova con la garanzia quindi di una filiera cortissima, rigidamente controllata e biologica al 100% che assicura al consumatore finale un prodotto fresco (tanto che viene distribuito direttamente con mezzi propri), dalle eccellenti qualità organolettiche e senza alcuna presenza di additivi chimici.

Il concetto di biologico va ormai oltre la moda salutista passeggera, e si sta finalmente affermando come un vero e proprio stile di vita, quanto più possibile in sintonia con il nostro pianeta, alla ricerca di un auspicabile equilibrio tra tutti gli esseri viventi.