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I terrazzamenti vitati della Sassella: il vino della montagna conquista il Giappone. Lo straordinario patrimonio verde che esalta l’agricoltura virtuosa

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SONDRIO – Il cuore della produzione del vino della Sassella, (nome dovuto agli affioramenti rocciosi ricchi di ferro) in Valtellina, lo si raggiunge inerpicandosi per stretti sentieri di montagna, tra muretti a secco e rigogliose vigne. Poco meno di 120 ettari di vigneti terrazzati compresi tra i comuni di Castione, Andevenno e Sondrio. I terrazzamenti vitati sono un vero monumento naturale edificato sapientemente da generazioni di contadini, capaci di preservare il territorio e di dar vita a un’agricoltura sostenibile, che esalta la bellezza del paesaggio. L’UNESCO ha iscritto i terrazzamenti e l’arte dei “muretti a secco”, che splendono su queste montagne, nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell’umanità.

Nelle foto potete ammirare il Centro della Fondazione Fojanini e la struttura di ricerca e sperimentazione per l’agricoltura di montagna, particolarmente attento alle problematiche della viticoltura. “Alle sue spalle si estende il paesaggio dei vigneti, aggrappati tenacemente al versante della montagna, che attratti si fa impervia, dove l’opera caparbia continua dei contadini ha reso possibile, nei secoli, strappare a un terreno dall’aspetto poco generoso un prodotto conosciuto e apprezzato ovunque” – si legge in cima a una piccola piazzetta.

Il nucleo della Sassella, fatto di poche case vicine l’una all’altra, una torre antica ora recuperata ad uso commerciale, con al centro il santuario dedicato alla Vergine e tanto verde, è un piccolo prezioso borgo italiano in cui è racchiuso il segreto del buon vino, con alcune aziende a produzione biologica. “Il gigantesco San Cristoforo affrescato sulla parete che volge a S, dove corrono le vie di comunicazione, ricorda che questo tratto del fondovalle è stato anche in passato luogo di transiti per cose e persone” – si legge all’ingresso del borgo. La lavorazione della vite richiede fatica e sacrificio: nove mesi di cura all’anno, come la nascita di un bambino, con trattamenti che proteggono una pianta resiliente, che può vivere anche più di un centinaio di anni, ma che può essere anche colpita da malattie che possono vanificare la bontà del prodotto finale. I vini di questa zona sono riconosciuti per la particolare eleganza ed attitudine all’affinamento e hanno letteralmente conquistato il Giappone da anni.

L’oriente ama il vino della Sassella. La lavorazione è lunga: per fare un esempio, una bottiglia di Sassella Riserva, Valtellina Superiore Docg (denominazione di origine controllata e garantita), dobbiamo pensare che è prodotta in botti di rovere di 25 hl per circa 26 mesi. C’è una sosta in acciaio di 3 mesi prima dell’imbottigliamento. L’affinamento in bottiglia avviene in cantine buie e fresche per almeno 36 mesi prima della commercializzazione. Il vino è prodotto solo nelle annate migliori e ha un colore rosso rubino, un profumo delicato, etereo, con sentori di noci e susine sotto spirito. In bocca si presenta particolarmente armonico, vellutato e persistente. Si tratta di un vino adatto a lunghi invecchiamenti, su cui Giuseppe Rainoldi appone la sua firma, bottiglia dopo bottiglia. Ma si potrebbero fare tanti altri esempi di queste produzioni che raccontano un territorio, con le sue maestose montagne, i suoi polmoni verdi e l’austerità di una natura ricca e generosa con l’uomo.

Gaetano Gorgoni 

(gaetano.gorgoni.direttorecs@gmail.com)