Home BioGreenItaly Intervista al presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani: “In Puglia il 70%...

Intervista al presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani: “In Puglia il 70% dell’energia ancora da fonte fossile. Basta urla: Tap insegna. Si discuta nel merito dell’eolico off-shore nel Salento”

659

SANTA MARIA DI LEUCA (LECCE) – Stefano Ciafani è un ingegnere ambientale, presidente nazionale di Legambiente dal 2018. Lo incontriamo davanti all’hotel Terminal di Santa Maria di Leuca, dove è sbarcata la Goletta Verde a difesa delle acque e delle coste salentine. Il suo messaggio è chiaro: basta ‘no’ a prescindere agli impianti eolici a mare, bisogna entrare nel merito dei progetti e superare le criticità con un processo partecipato nella fase autorizzatoria, altrimenti si finisce come TAP, dove il territorio non ha avuto nessun vantaggio. Il presidente di Legambiente spiega che la Puglia deve fare di più: le rinnovabili producono solo il 30% dell’energia necessaria, il 70% proviene dalle fonti fossili. Dunque, chi si oppone a prescindere non fa altro che conservare la situazione attuale di dipendenza dai fossili.

Presidente, Lei, con la sua formazione di ingegnere ambientale, cerca di entrare nel merito delle questioni e invita tutti a non fare sceneggiate o teatrini alla ricerca di voti facili, su opere come l’eolico off-shore, vero? Insomma, l’avviso è quello di affrontare le criticità nel merito, suggerendo correzioni, senza urla come è avvenuto nella vicenda Tap, che ora rischia di raddoppiare l’impianto, senza che il territorio abbia avuto alcun vantaggio…

“Siamo qui con la Goletta Verde per fare buona informazione sulle rinnovabili. Stiamo visitando tutti i territori dove ci sono state polemiche per i progetti di nuovi impianti che puntano sull’energia pulita. Incontriamo sindaci e cittadini per entrare nel merito delle questioni e per spiegare come risolvere i problemi. Anche nel Salento c’è un progetto che riguarda l’eolico off-shore e non potevano che venire qui a spiegare che si deve dialogare con chi propone questi progetti, per chiedere le necessarie modifiche. Questi impianti, l’eolico a terra e a mare, come il fotovoltaico, sono fondamentali per chiudere le centrali alimentate con le fonti fossili. In questa regione ci sono delle mega-centrali inquinanti, che alimentano la crisi climatica e producono smog locale: penso alla centrale di Brindisi, a quella di Modugno, a Candela in provincia di Foggia e all’ex Ilva di Taranto. Per spegnere queste centrali ci vuole l’alternativa: fotovoltaico su tutti i tetti, agrivoltaico nelle campagne, per non consumare suolo, e impianti eolici dove c’è vento, soprattutto a mare, con la nuova tecnologia galleggiante, che intercetta i venti più forti e costanti”.

Lei ha bacchettato l’atteggiamento di alcune istituzioni sulla vicenda TAP…

“Quello che è avvenuto con la TAP non ha insegnato nulla. A fronte di una grande contestazione urlata di istituzioni e cittadini, si è arrivati alla realizzazione dell’impianto senza averne condizionato la realizzazione con i correttivi che erano necessari e senza aver nemmeno ottenuto delle opere di ‘compensazione’. Ora la dinamica dei ‘no’ agli impianti eolici è la stessa. La Regione Puglia fa una legge che individua le aree a mare dove far nascere gli impianti eolici galleggianti, ma non è previsto dalla normativa, che invece individua nel Ministero il soggetto istituzionale idoneo a fare questo lavoro. I Comuni si agitano per l’eolico off-shore ma nessuno ha presentato le osservazioni al Ministero della Transizione ecologica per superare le criticità, perché nessun progetto nasce perfetto”.

Quali sono i problemi messi in luce da Legambiente sull’impianto off-shore di Odra previsto nel mare del Salento?

“Abbiamo esplicitato una serie di correzioni da effettuare: non ci sono le alternative locatizzative; vi potrebbero essere alcuni impatti da evitare rispetto all’arrivo del cavidotto; c’è chi contesta l’impatto paesaggistico. Ma sono tutte questioni risolvibili, che devono essere affrontate nel merito. Questi progetti possono e devono essere cambiati e migliorati. Ma se si alimenta il clima da stadio, una curva inveisce contro l’altra e non si gioca la partita: si ripete il modello TAP, tutto a svantaggio del territorio che ospita l’impianto. Cioè si rischia di non cambiare il progetto presentato e di farlo passare così com’era al principio. Noi dobbiamo lavorare per far sì che le istanze di comuni e ambientalisti vengano recepite e i progetti vengano migliorati. Però dobbiamo ricordare che c’è una crisi climatica in atto e non si può più perdere tempo. I ghiacciai si sciolgono, il è Po in secca già dal mese di gennaio, le ondate di calore e gli uragani mediterranei minacciano anche il nostro paese. Questi impianti sono vitali per eliminare la schiavitù delle fonti fossili. Non abbiamo alternative”.

Mi sembra che Lei stia stigmatizzando un certo ambientalismo del ‘no’ rivolto alla ricerca del consenso, attraverso la paura e il sensazionalismo, che non entra nel merito dei progetti, ma urla alla piazza e ai giornali…

“Da una parte abbiamo la sindrome NIMBY di chi non vuole impianti a casa sua e poi la sindrome di chi non vuole che si realizzi l’impianto durante il proprio mandato (molti sindaci rinviano). Sono due sindromi da debellare, da cui è affetto tutto il paese. Bisogna mettere in campo percorsi di dibattito pubblico per superare le fake news e fare informazione corretta, cercando di dialogare con chi porta avanti i progetti sulle rinnovabili. È necessario mettere in pratica la legge sulla partecipazione della Regione Puglia per aprire un confronto sui territori tra chi è favorevole e chi è contrario”.

È un modo per fare cultura ambientale sul territorio. Ma ora cambiamo argomento. Legambiente si è schierata contro il termovalorizzatore a Roma, un ‘no’ rappresentato in Parlamento dal Movimento 5 Stelle che ha messo in crisi anche il governo Draghi. Qualcuno pensa che non ci siano alternative, vista la situazione romana, con cinghiali in giro e montagne di rifiuti in strada. Qual è la vostra proposta alternativa in questa situazione di emergenza?

“La gestione dei rifiuti a Roma è un disastro per le scelte politiche sbagliate negli ultimi 25 anni (hanno governato tutti: centrosinistra, centrodestra e M5S). Roma non ha impianti. La discarica di Malagrotta è stata chiusa dall’Europa. Stiamo appestando tutta Italia. La città di Roma deve fare i suoi impianti e una raccolta differenziata seria, che ora non si fa. Si deve fare una raccolta domiciliare e una tariffazione che faccia pagare di meno le utenze virtuose. Bisogna fare tanti impianti. Contrastiamo il termovalorizzatore perché si passa da un sistema che ha deresponsabilizzato per decine di anni la città di Roma, con la mega discarica di Malagrotta, al mega-impianto di incenerimento. Noi abbiamo fatto una proposta alternativa: 6 filiere impiantistiche per trattare le 600mila tonnellate di rifiuti che il sindaco Gualtieri vuole portare al termovalorizzatore. Ci sono gli impianti per trattare l’organico producendo compost e biometano, ci sono gli impianti per trattare i prodotti assorbenti per le persone, ci sono quelli per le terre di spazzamento, quelli per i rifiuti tecnologici e per le plastiche miste. Sono tutti impianti che l’Europa ci chiede e che possono essere finanziati col PNRR.  Noi chiediamo al Comune di Roma la realizzazione degli impianti dell’economia circolare che l’Europa ci chiede. Roma deve smetterla di portare i rifiuti in giro per l’Italia”.

È riuscito a fare qualche bagno nel nostro mare Salentino? Secondo lei è un mare pulito?

“Sembra assurdo, ma in questi giorni non ho avuto il tempo di fare un bagno. Conosco bene tutto il mare pugliese: è bellissimo. Ho fatto tante volte le vacanze qui: è un mare straordinario, ma tante volte minacciato. Ci sono ancora scarichi a mare non depurati. Ce ne accorgiamo quando andiamo a prelevare i campioni con i nostri volontari. Ancora mancano, in alcuni comuni, gli impianti di depurazione. Presto pubblicheremo i risultati delle analisi fatte da “Goletta Verde”. Molti comuni hanno impianti di depurazione non all’altezza, inefficaci e con vecchie tecnologie. Altri impianti, invece, sono molto innovativi, depurano le acque che possono così essere restituite all’agricoltura. In questa regione c’è un’altra caccia alle streghe contro le condotte a mare, caso unico in Puglia. Sarebbe opportuno prendere l’acqua depurata dal mare e aiutare l’agricoltura a non consumare acqua altrove. Noi stiamo mettendo in campo tutti gli sforzi possibili per far capire alle istituzioni quali sono i comportamenti virtuosi da mettere in campo per tutelare il nostro mare, l’agricoltura ed uscire dalla schiavitù dei fossili”.

Gaetano Gorgoni